Vita di S. Pietro Canisio, Dottore della Chiesa

Oggi spesso dimentichiamo che lo scopo di un missionario è di salvare anime: battezzare, confessare e amministrare i sacramenti. L’Ospedale e la scuola sono fini secondari.

Vissuto all’indomani della rivolta protestante, il Canisio ha in mente solo una cosa: salvare le anime dal luteranesimo e dai suoi derivati.
Con questa priorità assoluta, l’impatto sulla società prodotto da questo santo è impressionante: si può dire che, se la Baviera (e una parte d’Austria e Boemia) è rimasta sotto la mano paterna di Carlo V (e poi di Ferdinando I), è merito del Canisio.
Dotato di una profonda vita interiore (frutto dei frequenti Esercizi Spirituali ignaziani), svolse attività di propaganda della fede dal 1546 al 1597.
Dopo di lui famiglie, associazioni di mestiere, municipi, città intere e Stati, han potuto vivere nella “tranquillità dell’ordine” (è la corretta definizione di “pace”) per secoli.

Ebbene, oggi, nessuno conosce questo Dottore della Chiesa: sembra sia meglio tenerlo “nascosto”.
1. Le ultime biografie sono apparse in occasione della canonizzazione (1925) e quasi nulla dopo.
2. Nel sito della Santa Sede, non si trovano i discorsi della canonizzazione né della beatificazione. L’Enciclica di Leone XIII sul santo è in inglese (la trovate in italiano qui: https://www.totustuustools.net/magistero/l13milie.htm). C’è una Lettera di Giovanni Paolo II in occasione di un centenario e una Udienza di Benedetto XVI.
3. Le (importantissime) opere di questo Dottore della Chiesa sono state tradotte solo nell’Ottocento e oggi sono irreperibili.

Eppure, il suo Catechismo conobbe un’immensa diffusione; più di 400 edizioni in una decina di lingue. Diciotto anni dopo la sua morte, il suo primo biografo descrive la sua opera come un successo planetario.

Avanziamo un’ipotesi sul perchè di questo silenzio: l’opera di San Pietro Canisio è l’esatto contrario di quanto insegnato dalle tenebre del Post-Concilio.
Innanzi tutto l’Amor di Patria: «Tu sai, O Signore, quanto intensamente mi affidasti quel giorno la Germania. Da allora la Germania ha occupato sempre più i miei pensieri e ho desiderato ardentemente offrire la mia vita e la mia morte per la salvezza eterna della Germania» (Pietro Canisio, Epistulae, 1).
Poi: la certezza granitica di essere nel vero; che ci sia una sola vera religione; l’obbligo di operare per la conversione degli erranti; proselitismo fatto per “25 ore al giorno”; nessuna subalternità al potere temporale ma ‘”amichevole reciprocanza di servigi”.

Ciò premesso, l’e-book che da oggi diffondiamo è praticamente uno scoop. E’ la biografia pubblicata in occasione della beatificazione (1864): la più completa mai scritta.
Abbiamo voluto conservare l’italiano ottocentesco, sia per rispetto verso il santo, sia per dare il senso di qualcosa di grande che è stato perduto.

Auguriamo a noi, e a voi lettori, che questo bel volumone ci aiuti a ritrovare l’ardore nella propaganda della fede, così come ci ha Chiesto il SIgnore subito prima di ascendere al Cielo.

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Descrizione

San Pietro Canisio, missionario ecumenico tra i luterani

TRECCANI ONLINE – https://www.treccani.it/enciclopedia/santo-pietro-canisio/
Gesuita (Nimega 1521 – Friburgo, Svizzera, 1597). Vissuto in pieno clima di rivolta protestante e Riforma cattolica, prese parte attiva al Concilio di Trento. Si distinse per la profondità della sua cultura teologica, per la sua operosità e per lo spirito invitto. Come scrittore non badò solamente alle opere di erudizione, ma anche e soprattutto a quelle catechetiche, adattando l’insegnamento alle capacità dei piccoli e dei grandi. Gli fu conferito l’appellativo di secondo apostolo della Germania.

VITA. Magister artium a Colonia (1540), entrò tre anni dopo, primo dei Tedeschi, nella Compagnia di Gesù, e, compiuti a Colonia stessa gli studi teologici, fu ordinato sacerdote (1546); nel 1547 era al Concilio di Trento procuratore del cardinale O. Truchsess. S. Ignazio lo chiamò allora a Roma, quindi lo mandò a Messina come maestro di retorica e predicatore (1548), poi in Germania, a Ingolstadt (1549), che divenne, per sua opera, una roccaforte della Riforma cattolica. Di lì egli estese la sua iniziativa riformatrice non solo in tutta la Baviera, ma anche in Boemia e in Austria; fondò collegi dell’ordine, intervenne autorevolmente nelle diete di Augusta (1555 e 1566) e di Ratisbona (1556-57). Nominato provinciale dell’ordine nella Germania superiore, nel 1565 è ancora a Roma, poi, come nunzio apostolico, emana in Germania i decreti tridentini. Beatificato nel 1864, fu proclamato santo e dottore della Chiesa nel 1925. Festa, 21 dicembre.