G. Vignelli: Sei parole talismaniche
Per una Rivoluzione pastorale.
Nel tempo post conciliare la parola “pastorale” é divenuta quasi onnipresente, spesso come una sorta di panacea ed un mezzo per giustificare aberrazioni dottrinali, morali e liturgiche.
La pastorale viene intesa non più come arte dell’evangelizzazione e del governo ecclesiale, ma come regola suprema dell’intero Cristianesimo in tutte le sue dimensioni. Ogni verità e legge viene quindi ammessa solo nella misura in cui é compatibile con le supreme esigenze della pastorale.
Nasce così una nuova pastorale, intesa non più come arte di convertire l’uomo a Dio accogliendolo nella Chiesa, ma come “pedagogia del dialogo e dell’incontro paritario” tra la Chiesa e l’umanità .
In una seconda fase questa pastorale fa un passo avanti e diventa l’arte di adeguare la Chiesa alle esigenze della modernità , inserendola nel divenire storico e nella evoluzione cosmica.
E’ evidente, a questo punto, che si finisca – almeno nella prassi, se non in teoria – con il sancire il primato della pastorale sulla dottrina.
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