S. Roberto Bellarmino: i Novissimi

I Novissimi: morte, giudizio, inferno, paradiso.
Nel 1621, il Conte Camillo de Barbieri trasse dalle prediche di San Roberto Bellarmino quanto il Dottore della Chiesa aveva insegnato in merito ai Novissimi. Fu così pubblicato il libro: “Trattato delli quattro novissimi e della miseria dell’humana vita”.
L’e-book che da oggi viene distribuito ci è stato fornito da un Oblato dell’Eremo di Minucciano: si tratta della versione (1952) in italiano corrente di quel testo.

Nulla ci è parso più urgente delle prediche di S. Roberto Bellarmino: abbiamo sotto gli occhi l’Avvenire del 18/7/2023 (“Ecco le linee guida per il Cammino sinodale”).
Leggendole, sembra quasi che gli “addetti ai lavori” nella Chiesa non sappiano più
– chi sono,
– verso Chi devono andare
– cosa si deve fare.
Insomma, quelle “Linee guida” trasudano ignoranza, incertezza, dubbio, subalternità, debolezza.

Se davvero è quella la condizione psicologica e spirituale dei nostri Pastori, occorre che il cattolico vada ad abbeverarsi in acque ferme, limpide, profonde. Il rischio di venire contagiati è altissimo e potrà avere ripercussioni sul nostro matrimonio, sui nostri figli, sulla nostra città.

Infatti, circa l’attuale subalternità al mondo da parte dei Padri Sinodali, San Giovanni Paolo II indicava come cura proprio i Novissimi. E così ammoniva: “In una cultura, che tende a racchiudere l’uomo nella sua vicenda terrena più o meno riuscita, ai pastori della Chiesa si chiede una catechesi che dischiuda e illumini con le certezze della fede l’aldilà della vita presente: oltre le misteriose porte della morte si profila un’eternità di gioia nella comunione con Dio o di pena nella lontananza da lui. Soltanto in questa visione escatologica si può avere la misura esatta del peccato e sentirsi spinti decisamente alla penitenza e alla riconciliazione” (RP, 26).

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Descrizione

Roberto Bellarmino (San)
Cardinale italiano (1542-1621). Nato a Montepulciano da un’importante famiglia toscana, entrò giovanissimo nella Compagnia di Gesù. Studiò teologia a Padova e Lovanio e nel 1576 divenne primo titolare all’Università Gregoriana della cattedra “de controversiis”, cioè in difesa dell’ortodossia cattolica. In quegli anni fu insegnante  e direttore spirituale, tra gli altri, anche di S. Luigi Gonzaga. Creato cardinale e arcivescovo di Capua nel 1599, destò in tutti forte ammirazione dando esempio di carità e semplicità di vita.