P. M. Liberatore: La chiesa e lo Stato

Matteo Liberatore
Gesuita (1810-1892) è uno dei maggiori attori della rinascita tomistica del XIX secolo. Entrò nella Compagnia non ancora sedicenne e, terminati, gli studi, insegnò filosofia. Nel 1841 fondò a Napoli il periodico “La scienza e la Fede” per combattere il razionalismo, l’idealismo e il liberalismo. Nel 1850 lasciò l’insegnamento per partecipare alla fondazione della Civiltà Cattolica. Collaborò anche alla stesura della Rerum Novarum.

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Descrizione

Padre Liberatore comprese che la caduta del potere temporale non precludeva la possibilità di continuare a combattere.
Invece di piangere e arrendersi, occorreva aprire ulteriori fronti nel campo spirituale e a livello universale. Intravide così nuovi scenari per la cristianizzazione dello Stato e nell’estensione dell’influsso della Chiesa sul mondo contemporaneo, pur nella fedeltà alla tradizione.
Ipotizzò una nuova grandezza di Roma, come capitale spirituale del mondo e centro del cristianesimo. Il ruolo del papato, con la perdita del potere temporale, non doveva diminuire; previde la persecuzione della Chiesa da parte dello Stato liberale e spinse alla lotta per mantenere la sua indipendenza dalle ingerenze del potere politico.
Tali idee, espresse con prudenza e con valide argomentazioni, ebbero grande influsso anche sulla gerarchia, grazie all’amicizia e alla stima di Pio IX e di Leone XIII.